Villaputzu

Published on 17 Febbraio, 2014 | by Sara L. Canu

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“Regalo la mia arte a Villaputzu”

Da qualche mese a questa parte capita a chi passeggia per Villaputzu di ritrovarsi all’improvviso lungo la strada uno spazio vuoto riempito. A sorpresa e da un giorno all’altro.

Le Launeddas in piazza Marconi, il Guerriero nuragico in via Nazionale all’ingresso del paese, il Moro nella parte più centrale della via principale.

Sono vere e proprie opere d’arte, realizzate da Angelo Atzori, giovane artista villaputzese.

Com’è nata l’idea di donare la tua arte al paese?

E’ nata già da diversi anni, assieme ad altri amici artisti. Qualcuno è emigrato, qualcuno è ancora qui. È cominciato dai murales, quelli nella piazza della Chiesa per esempio, che sono stati finanziati dal consorzio dei commercianti che ci ha anche pagato per il nostro lavoro. Speravamo fosse un inizio ma piano piano l’interesse è calato. Ma la voglia no, anche stimolata dal nervoso per il disinteresse quasi totale. Ho continuato per la mia strada e ho pensato di fare qualcosa. Sono appassionato di riciclaggio, tutto è nato da lì. Le launeddas, il guerriero e il moro sono tutti davanti ai bar, sono proprio i gestori che hanno finanziato l’opera. A me non entra niente in tasca, mi basta la pubblicità e sono contento di aver fatto qualcosa per il paese.

La popolazione sta apprezzando?

Sì, ho ricevuto tanti complimenti e ne sono felice. Poi certo, non mancano le critiche, anche se a volte, più che critiche costruttive, sembrano frecciatine pronte a sminuire il lavoro. Ci sono stati dei problemi anche con i permessi del Comune, una lentezza nella burocrazia anche solo per mettere la statua del moro nel marciapiede.

E’ autodidatta?

Sì, è sempre stato un sogno. Anche senza aver seguito una scuola, se c’è l’interesse e la voglia, si possono comunque realizzare molte cose.

Sembra che lei abbia preso come modello la famosa frase di Kennedy: “Chiedetevi cosa voi potete fare per il vostro paese”. È così?

Sì. Sto cercando di impegnarmi su più fronti. Per esempio per il 15 marzo sto organizzando un festival musicale reggae, si svolgerà nel locale Magic Sunset a Porto Tramatzu, prendendo esempio dal progetto Campidarte che è nato a Ussana, avendo come obiettivo la riqualificazione di alcuni capannoni nelle campagne del paese. E’ diventato uno spazio aperto a tutte le arti. Così sto provando a portare qui l’idea, creando un gemellaggio tra musica e arte. Oltre ai gruppi reggae e ai rapper di Villaputzu non mancheranno infatti le esposizioni di diversi artisti del Sarrabus. Comunque mi impegno per Villaputzu ma non solo, ad esempio adesso ho dei lavori a Nurri e Castiadas. E sto attento a mostre e concorsi anche fuori, a livello nazionale.

A dicembre, quando è venuto a mancare Armando Luesu “Armandeddu” è comparso un suo bellissimo ritratto. L’ha realizzato per l’occasione?

Sì. La notizia della sua morte mi ha commosso. E l’unico modo che avevo per esprimere quello che sentivo era l’arte. Ho scelto lo stile della Pop Art, con tanti colori. Ho cercato una sua foto da riprodurre ed è stata la parte più difficile, era sempre assieme ad altre persone. Così prima l’ho dovuta modificare col computer e poi ho realizzato il ritratto che ho donato alla sorella. Ho in mente di fare qualcosa per lui anche nella nuova piazza in fondo al paese, che sarà appunto piazza Armando Luesu.

Pensa che l’arte riuscirà a salvare il paese?

L’arte da sola no. Per salvare il paese ci deve essere un cambio di mentalità. Bisogna collaborare e non farsi la guerra. Collaborare e non perdere tempo e energia con invidie e stupidaggini simili. E bisogna anche guardare un po’ oltre la nostra terra. Dobbiamo salvaguardare la nostra tradizione e allo stesso tempo andare avanti e stare attenti a cosa succede fuori. Spesso siamo rassegnati, ci accontentiamo e pensiamo che il nostro contributo non serva a niente. Non è vero e in paese si possono fare ancora tante cose. Per esempio, so che nel centro di aggregazione ci sono tante stanze vuote. Potrebbero essere utilizzate come laboratori per artisti che magari in casa non hanno lo spazio adatto per lavorare. O si potrebbe fare anche una sala prove per i gruppi, se ne parla da una vita e non è mai stata realizzata.

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