Fallo Laterale

Published on 17 Ottobre, 2014 | by Zio Corraz

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Muravera, ritrovati i resti dei dieci cavalli

Da oggi in Sardegna si parlerà un po’ meno dei Giganti di Monte Prama: era ora. Prima un cavallo, poi un altro, a seguire il terzo e così via sino ad arrivare al decimo. Di legno e non di pietra, d’accordo, tant’è che sono stati prontamente ribattezzati “Cuaddos de Zinnibiri”.

Comunque la pensiate – e nobiltà dei materiali a parte – i nostri antichi Cavalli riportati finalmente alla luce, hanno davvero poco da invidiare ai celebratissimi Giganti. Almeno così riferiscono le testimonianze di chi ha avuto modo di partecipare ai primi scavi. Cavalli come se piovesse. Già, proprio quella pioggia che, caduta incessantemente per alcuni giorni, ha contribuito al ritrovamento degli storici reperti.

Tutto è iniziato per caso: un banalissimo week-end in famiglia nei pressi di San Giovanni. “Stavo cercando asparagi o forse vongole nella foce, non ricordo bene…”, dichiara T.C., 51 anni, pregiudicato di Quartu S.Elena. Prosegue il racconto M.C., 49 anni, moglie del forestiero: “Ad un certo punto, poggiati rastrelli e retine per fare un breve spuntino, abbiamo notato delle strane sporgenze sul terreno proprio a ridosso della Torre: sembravano tanti piccoli menhir…”.

Ed è qui che entra fatalmente in scena “Scalogno”, il loro fedele cagnetto, unico esemplare sardo di pitbull vegano. Dopo essersi rimpinzato per bene divorando tutto il “caraganzu” presente, incitato dai padroni, ha iniziato a scavare come un forsennato, riportando alla luce: a) svariati involucri di cioccolatini Boero (di cui 2 vincenti); b) una vecchia maglietta del Muravera appartenuta a Santino Mascia (ex bandiera della squadra gialloblù anni 70/80); c) la marmitta arrugginita di un Califfone; d) un prezioso manoscritto anonimo risalente al XVIII secolo che ipotizzava un possibile attacco a sorpresa contro il paese di Villaputzu, con tanto di strategia militare che prevedeva un attacco via terra e via foce, al fine di impedire l’esibizione di Zizi e Masala alla Festa di Santa Vittoria, in quanto ritenuti colpevoli di distrarre la clientela locale dalle osterie di Muravera.

Ma questo non era che l’inizio. Ricoperte da uno spesso strato di terriccio argilloso, spuntano come per magia le prime zampe di un cavallo, poi le orecchie, la criniera, la coda, e poi ancora un’altra coda. Questione che gli storici cercheranno di dirimere dopo approfonditi studi, ma al momento rimangono tanti dubbi su questa anomalia. Per concludere, giusto un paio di nozioni storiche: ricordiamo – specie ai più giovani – che la Torre dei 10 Cavalli deve il suo nome al fatto che 10 stoici cavalieri vi si recavano quotidianamente per verificare che non arrivassero le temutissime navi dei pirati Saraceni. Non che costoro fossero poi così feroci, per carità, ma già allora avevano la fissa di rifilarci a tutti i costi quei dannati asciugamani variopinti, che le nostre trisavole gli facevano 4-0 e palla al centro con il telaio sardo che altro tanto non potevano fare, mischinette.

Tutto filò liscio per anni finché i cavalli non si ruppero un po’ le balle di quel monotono tran tran Muravera-S.Giovanni/S.Giovanni-Muravera, ed uscirono talmente fuori di testa (da lì il famoso detto “maccu cummenti unu cuaddu”, ndr) che un bel giorno si ribellarono andando dritti dritti sino a Chilivani: si era sparsa la voce che lì c’erano un casino di giovani puledre prive di tabù. Presi dalla disperazione, i nostri antenati fecero 10 riproduzioni in legno che piazzarono a ridosso della omonima Torre, al fine di spaventare i pirati che dal mare non avrebbero potuto sgamare l’astuto trucchetto. Che poi in effetti funzionò alla grande e ci preservò per secoli da altre invasioni piratesche.

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